La Repubblica – 16 febbraio 2010.
Il politico, difeso dal’avvocato Massimo Motisi, ha sempre respinto ogni accusa: «Sapevo che quelle persone presenti all´incontro nello studio del medico mio sostenitore erano suoi pazienti – ha precisato l’ex assessore – al dottore, e solo a lui, diedi una busta con del denaro, come rimborso per le spese elettorali». Ancora le intercettazioni avevano sorpreso alcuni boss mentre discutevano di una busta con dei nomi per alcune assunzioni da consegnare a Nino Dina. Ma il politico, così ripetevano i mafiosi intercettati, «ha detto per ora non possiamo fare niente. Più in là se ne può parlare». Troppo poco per un processo.